XV Domenica TO -Il vero prossimo? Lo trovi dove meno te l’aspetti

Lo scriba risponde alla domanda di Gesù rinviando al comandamento dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo. Le due direzioni dell’amore – a Dio e al prossimo – si toccano profondamente, ma non al punto da far scomparire la differenza. La misura dell’amore di Dio è la totalità, la misura dell’amore del prossimo è come te stesso. Anche nell’amore Dio resta Dio e il prossimo resta il prossimo. Ma lo scriba non è soddisfatto da quanto egli stesso ha detto e Gesù ha approvato. Volendo giustificarsi, cioè far capire che il problema è meno semplice, lo scriba aggiunge: «Chi è il mio prossimo?». Gesù risponde, con una parabola che allarga la domanda e persino la capovolge.

Il prossimo è uno sconosciuto ferito lungo la strada. Non è detto chi sia: un ebreo, un pagano, un credente? Nulla è detto, e a ragione. La prossimità non è definita dall’appartenenza, ma dal bisogno: prossimo è il bisognoso nel quale ti imbatti, non importa chi sia. Continua a leggere “XV Domenica TO -Il vero prossimo? Lo trovi dove meno te l’aspetti”

XIII Domenica TO – Seguire Gesù senza esitazioni

Gesù intraprende la strada verso Gerusalemme (9,51) con consapevolezza, coraggio e decisione. Ma anche con fatica: «Rese di pietra il suo volto», così il testo greco. Luca ha iniziato il racconto della missione pubblica di Gesù in Galilea con l’episodio del rifiuto dei nazaretani (4,16-30), ora introduce il viaggio verso Gerusalemme ponendo ancora all’inizio un rifiuto, quello dei samaritani. Sembra che l’evangelista voglia porre tutta l’attività di Gesù sotto il segno del contrasto e del rifiuto. Gesù è rifiutato dai samaritani per un motivo politico e razziale, a lui del tutto estraneo. Gesù ha provato personalmente che cosa significhi vedersi negare l’ospitalità perché straniero, ma all’intolleranza dei samaritani Egli non risponde – come avrebbero voluto i discepoli – con un castigo, bensì con la comprensione. Da rimproverare sono piuttosto i discepoli, che ancora non hanno capito la novità del Maestro, a loro volta prigionieri di quegli stessi pregiudizi che ora tanto li offendono. Continua a leggere “XIII Domenica TO – Seguire Gesù senza esitazioni”

XII Domenica TO – Sondaggio d’opinione!


Gesù prega in un luogo appartato con i suoi discepoli.

È in arrivo qualcosa di importante, prima di salire a Gerusalemme.

È il momento di conoscere la “carta d’identità” di Gesù!

Nessuna difficoltà a rispondere quando si tratta di riferire valutazioni altrui.

Ma quando si è interpellati in prima persona?!

Di Gesù si dice questo, di Gesù si dice quello!

A quale modello religioso paragonare Gesù?

Ma chi è veramente Gesù?

Mi ascolto.

Gesù, chi sei tu per me, per la mia vita?

Che posto occupi nel mio cuore?

Come ti giudico, come valuto ciò che dici e ciò che fai?

Cosa penso di ciò che mi chiedi?

Pietro risponde a nome di tutti, riconoscendo in Gesù l’inviato di Dio.
Subito dopo Gesù annuncia la sua passione, morte e risurrezione.
I discorsi si complicano!
Meno male che poco tempo prima aveva stupito moltiplicando il pane.
E circa otto giorni dopo questi discorsi si trasfigurerà.

Pietro intanto ne riconosce la gloria. E Gesù annuncia tristezze.
Il modo con cui Gesù porta avanti la sua missione genera sconcerto.
Il suo modo d’essere messia non corrisponde alle attese dei suoi connazionali.
E Gesù impone il silenzio.
Non tutti devono “sapere” subito. Hanno altre idee in testa!

Poi le indicazioni riguardanti i discepoli.
Le condizioni per quanti vorranno seguire il Rabbino di Nazareth.
C’è poco da stare allegri, le richieste non sembrano allettanti:
rinnegare se stessi, prendere ogni giorno la propria croce e seguirlo,
spendere la propria vita per lui per salvarsi!

Mi ascolto.
Gesù, sembra proprio che tu voglia smorzare l’entusiasmo
ogni volta che si fanno discorsi di gloria.
Credevo che seguirti avrebbe comportato l’aumento delle mie “quotazioni” nel mondo:
più successo, più potere, stima e gratificazione. Invece!

PREGHIERA

Grazie Gesù, perché non mi obblighi a seguirti, mi lasci libero di decidere della mia vita,
di fare ciò che mi fa sentire bene, vivo, contento. M’inviti solo a stare attento!
Esortandomi a caricarmi della fatica del quotidiano, disilludendomi dallo straordinario
come ricerca affannosa della mia immagine ideale.
Pietà Gesù, non sempre riesco a rinunciare a me stesso,
ai miei bisogni, ai miei desideri, alle mie ambizioni, ai miei progetti.

Grazie Signore, perché comprendi la mia paura di perdermi,
di lasciarmi andare alla tua provvidenza rinunciando alle mie sicurezze.
Grazie Signore Gesù perché continui ad amarmi nonostante il mio limite.

Padre Mimmo Castiglione

XI Domenica TO – Chi è perdonato impara ad amare

I personaggi sulla scena sono tre, e tutti e tre svolgono un ruolo importante: Gesù, la donna e il ricco fariseo. Non basta rimanere colpiti dal gesto misericordioso di Gesù verso la peccatrice. Occorre vederlo sullo sfon­do della reazione del fariseo. È solo così che ci accorgiamo che l’episodio pone a confronto due modi diversi di ragionare.

Nei confronti di Gesù il fariseo si è comportato in un modo e la donna in un altro. È lo stesso Gesù che lo ri­leva: «Tu non mi hai versato acqua sui piedi, lei invece mi ha bagnato i piedi di lacrime» (7,44-46). E nei confronti della donna il fariseo pensa in un modo (vede in lei la peccatrice e basta), e Gesù in un altro (scor­ge in lei il pentimento, la riconoscenza e l’amore). Continua a leggere “XI Domenica TO – Chi è perdonato impara ad amare”

Corpus Domini – Quel pane spezzato che rivela Cristo

Nell’episodio della moltiplicazione dei pani (Luca 9,11-17) non mancano alcuni particolari che sembrano vo­ler sottolineare la grandiosità del gesto di Gesù: la folla era di circa cinquemila uomini e dopo che tutti furono saziati avanzarono dodici ceste di cibo. Ma l’attenzione non deve soltanto soffermarsi sulla potenza di Gesù, bensì su altri due tratti molto rivelatori. Continua a leggere “Corpus Domini – Quel pane spezzato che rivela Cristo”

II Domenica di Pasqua – La paura trasformata in gioia

Il racconto di Giovanni (20,19-29) dell’apparizione di Gesù risorto ai discepoli è particolarmente ricco di spunti interessanti.

Ne scegliamo tre: la vittoria sulla paura, la pace e la gioia.

L’evangelista annota che le porte del luogo dove si trovavano i discepoli erano «chiuse per paura dei giudei». La paura è un sentimento che il lettore del quarto Vangelo conosce bene. C’è la paura della folla che non osa parlare in pubblico di Gesù (7,13), la paura dei genitori del cieco guarito che temono le reazioni delle autorità (9,22), la paura di alcuni notabili che non hanno il coraggio di dichiararsi nel timore di essere espulsi dalla sinagoga (12,42). Naturalmente la paura proviene dall’esterno, ma se può entrare nel cuore dell’uomo è unicamente perché vi trova un punto d’appoggio. Non serve chiudere le porte. La paura entra nel profondo se si è ricattabili, se qualcosa importa più di Gesù. E questo qualcosa può essere la vita, anche se, più spesso, si ha paura per molto meno. Ma ora che il Signore è risorto non c’è più ragione di avere alcuna paura. Persino la morte è vinta. Continua a leggere “II Domenica di Pasqua – La paura trasformata in gioia”

PASQUA 2010 – Non si è cristiani se non si crede che Gesù è risorto

Alle donne recatesi al sepolcro, il mattino di Pasqua, l’angelo disse: “Non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto!”. Ma è veramente risorto, Gesù? Quali garanzie abbiamo che si tratta di un fatto realmente accaduto, e non di una invenzione o di una suggestione? San Paolo, scrivendo a non più di venticinque anni di distanza dai fatti, elenca tutte le persone che lo hanno visto dopo la sua risurrezione, la maggioranza dei quali era ancora in vita (1 Cor 15,8). Di quale fatto dell’antichità abbiamo testimonianze così forti come di questo?

Ma a convincerci della verità del fatto è anche un’osservazione generale. Al momento della morte di Gesù i discepoli si sono dispersi; il suo caso è dato per chiuso: “Noi speravamo che fosse lui…”, dicono i discepoli di Emmaus. Evidentemente, non lo sperano più. Ed ecco che, improvvisamente, vediamo questi stessi uomini proclamare unanimi che Gesù è vivo, affrontare, per questa testimonianza, processi, persecuzioni e infine, uno dopo l’altro, il martirio e la morte. Che cosa ha potuto determinare un cambiamento così totale, se non la certezza che egli era veramente risorto? Continua a leggere “PASQUA 2010 – Non si è cristiani se non si crede che Gesù è risorto”

V Quaresima 2010 – Non per condannare, ma per salvare

Ce la faremo a capire che Dio ci vuol dare il suo perdono? “Lasciatevi riconciliare con Dio…”. Ce la faremo a capire che noi dobbiamo vivere il perdono con chiunque? “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano…”.

Nell’episodio della peccatrice adultera notiamo il tranello che i farisei e gli scribi tendono a Gesù, ricordando la chiarezza della legge. La legge è chiara, non i sono dubbi. Una donna che va con un altro uomo non merita pietà. Quello che ha fatto è grave: ha tradito la sua famiglia, suo marito, i suoi figli. Il male che ha commesso deve essere tolto di mezzo. Per questo viene lapidata: perché davanti al male non ci possono essere mezze misure. Gli scribi e i farisei conoscono bene la legge e chiedono a Gesù di applicarla. Senza mezzi termini. Del resto ci troviamo non in un luogo qualsiasi, ma sulla spianata del tempio, in un luogo sacro. Gesù si sentirà di andare contro la “legge di Dio” proprio mentre si trova nella sua casa? Della donna e del male che ha commesso, a questa gente non importa nulla; per loro è solo un pretesto, per mettere Gesù in difficoltà. Dapprima si mette a scrivere, col dito, per terra. Cosa abbia scritto il vangelo non lo dice. Poi lancia il suo avvertimento: “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei, per ucciderla”. Almeno ora diventano onesti e sono coerenti: uno alla volta se ne vanno tutti, cominciando dai più anziani. Ora resta solo la donna e Gesù; dice S. Agostino: la “misera” e la “misericordia”. Ma Gesù non vuole affatto condannare, non è venuto per questo. E’ venuto a portare misericordia, a guarire i malati per questo lascia libera la donna. “Nessuno ti ha condannata?” “Neppure io ti condanno!”. Ma deve togliere il male, lottare contro il male. Per questo le dice: “Và e non peccare più”. Sono le parole più belle e più grandi che il cuore di Dio a chi sente tutta la sofferenza dei propri peccati. Gesù dice a ciascuno: Io non ti condanno. Gesù non è venuto a condannare il mondo, ma a salvarlo; non è venuto per i giusti, ma per i peccatori… Vogliamo imparare tutto l’insegnamento di Gesù mettendoci al posto della peccatrice. Continua a leggere “V Quaresima 2010 – Non per condannare, ma per salvare”

III Domenica Quaresima – Un Padre che ama, malgrado tutto

Il tema centrale della parabola è l’amore del padre. A lui non interessa che il figlio gli abbia dissipato il patrimonio. Ciò che lo addolora è che il figlio sia lontano, a disagio. E quando ritorna non bada neppure alle sue parole («Trattami come uno dei tuoi servi»): l’importante è che il figlio abbia capito e sia tornato. Ecco il motivo della sua gioia: «Questo mio figlio era morto ed è tornano in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Questo è il volto del vero Dio, un volto molto diverso da come scribi e farisei supponevano, e come giusti e benpensanti alle volte continuano a supporre.

Se invece prendiamo in considerazione la figura del figlio minore, allora ci accorgiamo che il suo peccato non è semplicemente consistito nel fatto che abbia chiesto la sua parte di eredità e l’abbia poi dissipata, lontano da casa, in una vita libertina. Questo comportamento non è che la conseguenza di una convinzione che gli si era radicata nell’animo, e cioè la convinzione che la casa fosse una prigione, la presenza del padre ingombrante e mortificante, e l’allontanamento da casa una libertà. Questo è il vero peccato del figlio minore. Il suo ritorno a casa – motivato all’inizio dal disagio («io qui muoio di fame») – trova il suo culmine non nel proposito di lavorare come un salariato per riparare il danno (anzi questo mostra che il figlio non ha capito ancora né la profondità dell’amore del padre né la profondità del suo peccato), ma semplicemente nell’aver capito che in casa si sta meglio e che fuori si sta peggio. Questo infatti è quello che voleva il padre. Null’altro. La conversione è un ritorno. Non è un prezzo da pagare – non sta lì il nocciolo della questione – ma una mentalità da cambiare.

A questo punto dobbiamo rileggere una terza volta la parabola dal punto di vista del figlio maggiore. Anziché condividere la gioia del padre, ne prova invidia. Come gli scribi e i farisei che mormorano contro Gesù, anch’egli pensa che il peccato sia consistito nel dilapidare le sostanze, non invece nel fatto di essersi allontanato da casa. E si capisce che anch’egli ragiona come il figlio minore. Infatti è rimasto in casa, ma convinto che lo stare in casa sia faticoso, sia un sacrificio, convinto anch’egli che fuori si sta meglio. È un figlio fedele, ma con l’animo del servo, incapace nel profondo di condividere la gioia del padre, perché non vede nel fratello che si è allontanato un povero da salvare, ma semmai un fortunato da punire. Non si sente figlio, grato e gioioso di essere in casa, già premiato per il fatto di essere in casa.

Don Bruno Maggioni